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Channel: Crocchette di O.C. (e «badante») » Enrica Brocardo
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Perché i chihuahua non sono cani

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Ho letto che i chihuahua sono una razza di cani antichissima, provenienti dal Messico. Che originariamente erano utilizzati come cani sentinella o, addirittura, che erano considerati «traghettatori» delle anime nell’aldilà.

Non ho nessun motivo per non crederci e, forse, in Messico sono ancora quella cosa lì.

Ma da noi sono diventati un paradigma o una comoda scusa. Tra poco vi spiego spiego perché ma, intanto, ecco la mia proposta: togliete i chihuahua dalla categoria cani.

Qualcosa tipo: ci sono i cani, i gatti, i conigli e i chihuahua.

Prima, però, vorrei chiarire che non ho niente di niente contro questa razza.

Anzi, a dire il vero, uno dei miei primi ricordi canini è proprio legato a loro. Nel portone a fianco a noi viveva una signora con due chihuahua, erano marroni a pelo raso e, per qualche motivo, molto più brutti di quelli che vedo in giro oggi (Non so se sia uno scherzo della memoria o se, negli ultimi 40 anni, gli hanno dato un’aggiustatina al look).

Comunque, estetica a parte, mi erano simpatici e, tutto sommato, anche la signora.

Chiusa la parentesi, il motivo della mia richiesta deriva dalla mia recente ricerca di un hotel dove poter stare col cane.

Primo problema: su Expedia c’è la possibilità di limitare la ricerca agli alberghi che accettato animali. In teoria. In pratica, c’è scritto anche: «Si applicano restrizioni».

Che è una clausola vaga (e vessatoria). Perché di fatto non vuol dire niente e ti costringe a telefonare per essere certo che non verrai respinto alla reception da un tizio che potrebbe dire qualunque cosa da: «Li accettiamo tutti esclusi quelli tendenti al beige», «con l’eccezione di quelli con le orecchie grandi», «di norma non è un problema ma il suo cane, a vederlo così, mi sta sui coglioni».

E, quindi, ho telefonato.

- «Vorrei sapere se accettate animali?».

- «Solo di piccola taglia».

- «Che cosa intende per piccola taglia?».

- «È un chihuahua?».

- «No. È un cane meticcio di dieci chili».

- «Ah, no, mi spiace».

«È andata così per non so quante telefonate, con l’unica differenza che dopo la terza o quarta chiamata, alla domanda: «È un chihuahua?», ho cominciato a rispondere: «No. È un cane».»

Comunque, dopo un’estenuante ricerca, ho finalmente trovato un hotel che accettava gatti, chihuahua. E anche cani.

Tutto bene quel che finisce bene? Abbastanza.

Al momento del check-out, ho pagato un extra di 25 euro. «Per le pulizie supplementari», mi hanno spiegato. «I cani perdono il pelo», hanno aggiunto.

Ho tirato fuori il portafogli e non ho detto niente.

Però, sia chiaro, si tratta di una piccola truffa. Per almeno tre motivi:

1) Conosco umani (ce n’ho uno in casa) che spelacchiano più di un cane.

2) Anche ammettendo che gli umani perdano meno pelo, possono fare un sacco di altre cose sgradevoli (almeno un paio di volte ho trovato ritagli di unghie sul pavimento di una camera d’albergo).

3) 25 euro bastano a pagare almeno due ore di pulizia extra. Davvero troppo per qualche ciuffo extra.

«PS: Pare che ai chihuahua non venga applicata la «tassa sul pelo». Un motivo in più per diffondere l’hashtag: #ichihuahuanonsonocani»

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